Per Laura Fumagalli, psicologa e psicoterapeuta, accompagnare gli adolescenti con ascolto e fiducia aiuta a trasformare emozioni e fragilità in energia e crescita.
L’aiuto agli adolescenti passa soprattutto dalla relazione

Grazie dottoressa Laura Fumagalli per la sua disponibilità. Gli adolescenti e i giovani spesso riscontrano difficoltà nella gestione delle emozioni: come si possono aiutare?
L’adolescenza è un’età di grandi apprendimenti: si sviluppano competenze utili a stare bene per tutta la vita. E’ una fase trasformativa, paragonabile – pur in modo diverso – a quando da piccoli impariamo a camminare e a parlare (Siegel, 2014).
Le emozioni intense non sono una disfunzione ma un segnale: il corpo le attiva per fornire l’energia necessaria ai profondi cambiamenti in corso. Il nodo vero è come noi adulti ci poniamo di fronte a questa intensità e come i contesti possano aiutare a regolarla.
Gli adolescenti non hanno ancora un sistema riflessivo maturo e non possono essere lasciati soli a gestire tutto ciò che provano. L’aiuto passa soprattutto dalla relazione: serve mettere in campo la nostra capacità adulta di regolare le emozioni per diventare guide autorevoli, non autoritarie.
Ma l’autorevolezza, da sola, non basta: occorre mostrare un interesse autentico per il loro mondo e fiducia nella loro capacità di trovare la propria strada, non di seguire la nostra. Può comportare delle difficoltà ma se ciò avviene, l’intensità emotiva – sostenuta da una buona relazione – diventa una “benzina” vitale per l’apprendimento, non un ostacolo.
Quale ruolo hanno o possono avere i contesti di riferimento (genitori, scuola…)?
Sarebbe importante che i contesti di riferimento sapessero riconoscere i bisogni degli adolescenti come specifici dell’età senza banalizzarli. Non è semplice: i modi di sfida o di chiusura tipici degli adolescenti possono mettere a dura prova genitori e insegnanti. Eppure, rispondere in modo adeguato ai loro bisogni, li aiuta a regolare emozioni e a sviluppare riflessione.
La vera prevenzione si gioca proprio qui. Gli adolescenti, ad es. hanno un profondo bisogno di sentirsi visti da uno sguardo autentico e non giudicante, lo cercano per costruire la propria identità, non per capriccio. Se gli adulti non si fanno carico di questo bisogno essi cercheranno risposte altrove, in comportamenti forse meno funzionali.
Troppo spesso, però, tutto dipende dalla sensibilità del singolo adulto, indebolendo la rete collettiva di cui gli adolescenti avrebbero bisogno. A questa età, infatti, è urgente sperimentarsi, auspicabilmente in modo sicuro, con gli amici in contesti nuovi e diversi dalla scuola e dalla famiglia.
Talvolta si nota difficoltà nel gestire le sconfitte: come si può aiutare un giovane in queste situazioni?
Accettare la sconfitta non è facile: riattiva emozioni scomode come vergogna e paura del giudizio. In tempi tanto performanti e giudicanti (sarà un caso che questa parola risuoni nel nome del nostro territorio?), imparare a gestirla è una competenza chiave: aiuta a contestualizzare l’errore, capire cosa ha funzionato e cosa no, senza confondere la parte con il tutto.
Focalizzarsi solo su ciò che manca, con un atteggiamento ipergiudicante, rischia invece di intossicare il senso di identità, ancora in costruzione. Ed è proprio quel senso di identità a ricordarci chi siamo e a guidarci nelle scelte, come una bussola interiore.
Spesso dimentichiamo che la vulnerabilità è parte di ogni fase di passaggio della vita, adolescenza compresa: gli adolescenti sono sensibili, anche se a volte non sembra, a ciò che diciamo di loro e a come glielo diciamo. Le nostre parole possono influenzare profondamente la loro “bussola interna”. Un ragazzo che ha interiorizzato un’idea di sé come “sbagliato”, potrebbe più facilmente manifestare comportamenti sbagliati.
Che ruolo recita la paura di futuro nella vita di un giovane?
La paura di fallire, di deludere gli altri o di perdere il rispetto altrui può bloccare i giovani proprio nel momento in cui dovrebbero progettare il futuro, già incerto di per sé. Pietropolli Charmet parla di “fragilità narcisistica”: una generazione che teme il fallimento perché lo percepisce come minaccia al proprio valore.
Quando il senso di minaccia prende il sopravvento, il cervello si concentra sulla sopravvivenza nel presente, non sulla creatività o sulla costruzione del domani.
Così, la paura anziché guidare l’attenzione verso un pericolo concreto, diventa ansia paralizzante. Imparare ad agire nel presente con fiducia diventa fondamentale: rafforza il senso di autoefficacia e riaccende nei giovani la speranza in un futuro possibile.
Che aiuto si può dare per superare le difficoltà che portano al rifugio nella solitudine dei propri spazi, nelle dipendenze da social, alcool, sostanze, talvolta nella trasgressione manifesta all’esterno?
Ogni adolescente porta con sé una storia unica, e le difficoltà che vive – dalla solitudine ai rischi legati a social, sostanze o trasgressioni – vanno sempre contestualizzate, non esistono soluzioni generiche. L’ascolto resta una chiave fondamentale, permette di interrompere i cortocircuiti emotivi e di attivare un circolo virtuoso in cui l’ascolto consapevole di sé diventa base del rispetto per sé stessi e per gli altri (Lucangeli, 2021). “Gli adolescenti hanno bisogno di adulti che sappiano bilanciare autonomia e supporto, senza sostituirsi a loro”, osserva la neuroscienziata Lucangeli.
Pur richiedendo tempo e impegno, creare un rapporto autentico con gli adolescenti è un investimento prezioso perché incide direttamente sul loro benessere e sulla capacità di affrontare le sfide della crescita. Ciò che apprendono in questa fase, li accompagna oltre all’adolescenza, diventando parte del loro modo di stare al mondo.














